Nomi e Destini

Come è nato il Festival paganiniano di Carro

I nomi sono numina, divinità, visioni e, in senso lato, possono essere considerati anche destini. Destini che possono procedere a passo lento o a passo andante su strade parallele e che mai riusciranno ad incontrarsi e altri invece che riescono ad incrociarsi e a diventare una storia.
La storia del Festival paganiniano di Carro è quella di una rete di amicizie che nel tempo, con passione e generosità, si è trasformata anche in un progetto, riuscendo a collegare, con fili invisibili, luoghi e persone, uniti dall’amore per la Val di Vara, per la sua gente, per la cultura e per la musica.
Il Festival paganiniano di Carro è  un nome, e dunque un destino, che continua a passare di bocca in bocca, di paese in paese, di città in città. Ed è un nome che richiama a sua volta altri nomi: nomi di un luogo antico come Carro e di un’icona della cultura , come quello di  Niccolò Paganini, i cui destini si sono incrociati da quando gli antenati del più famoso violinista di ogni tempo, secoli fa, scelsero di vivere in questo paesino arroccato nell’Appennino Ligure. Chissà da dove arrivavano. Il cognome Paganini sembra avere almeno tre ceppi, di cui uno nella Liguria orientale, e un possibile antenato fa capolino dal lontano XIII secolo: Paganino da Sarzana, personaggio singolare e ai più sconosciuto, poeta e rimatore di grande perfezione nel Vulgare, influenzato dalla lirica provenzale.
Se molti dei suoi scritti furono conservati dal celebre fiorentino Francesco Redi, a far sì che non venisse dimenticato è stato G.B. Spotorno ricordandolo nella Storia Letteraria della Liguria, pubblicata in 5 volumi a Genova nel 1858.
Qui, però, interessa ricordare che quando due o più parole si incontrano e unendosi ne formano un’altra – gli enigmisti insegnano – diventano una sciarada, diventano un’altra cosa. Diventano, come è successo con il Festival Paganiniano di Carro, una bellissima avventura fatta di incontri, emozioni, suggestioni, scorci, paesaggi, luci, suoni, sapori che molti non conoscevano e che altri credevano scomparsi. Con il progetto del Festival Paganiniano di Carro ad unirsi sono state non solo delle parole, ma visioni e volontà che hanno saputo creare un evento a cui tutti gli Amici del Festival hanno dato e continuano a dare un aiuto prezioso.
Il Festival è nato, idealmente, in una bellissima giornata dei primi di dicembre del 2001 quando a Carro, per la prima volta, vi fu la riunione delle Proloco liguri, fortemente voluta da Carmen Breschi, in quegli  anni presidente della Pro Loco di Carro, di cui Teresa Paganini De Lucchi era l’insostituibile vicepresidente. Fu in quell’occasione, come spesso capita quando persone diverse si incontrano e si scambiano impressioni, che si delineò l’idea di riproporre per l’estate successiva qualche concerto dedicato a Niccolò Paganini come già in anni passati era stato fatto, in modo episodico e non continuativo.
Ad aiutare tutti noi che facevamo parte del direttivo della Pro Loco di allora a realizzare questo progetto fu, insieme alla Società dei Concerti di La Spezia, anche l’associazione Amici di Paganini di Genova che, nel febbraio del 2002, accettò l’invito di venire a passare una giornata a Carro. Il presidente Enrico Volpato e l’allora vice presidente Enrico Belloni concordarono con Gabriella Arbasetti, a quei tempi assessore per la Cultura del Comune di Carro, di pensare, nell’ambito di quello che cominciava a prendere forma di “Festival Paganiniano di Carro”, sotto l’egida della Pro Loco, un concerto che si sarebbe svolto nel carrugio Paganini.
La sera del 22 luglio in un’atmosfera sospesa e con l’emozione che sfiorava  l’incredulità, molti di noi assistettero all’inaugurazione di quell’evento, ancor minuscolo, ma già grandioso.
L’Associazione Amici di Paganini di Genova aprì la manifestazione con Neli Mocinova al violino e Christian Giraudo alla chitarra, che suonarono musiche di Niccolò Paganini, Astor Piazzola, Jacques Ibert, Manuel De Falla.
La Società dei Concerti di La Spezia, nelle serate del 7 e 9 agosto, proseguì con i violinisti Valerio Giannarelli e Cristiano Rossi, il chitarrista Stefano Bartolommeoni, il pianista Marco Vincenzi e musiche di Paganini, Listz, Beethoven; grande successo riscosse poi, la sera dell’11, “Via Gattamora!” – luogo natale di Niccolò – lo spettacolo teatralmusicale di Luigi Maio, vulcanico autore e attore di una rilettura in chiave satirica della vita di Paganini. In fine, il Centro Lirico Concertistico Alta Valle del Vara concluse quel primo ciclo di spettacoli con un concerto pianistico eseguito dal Maestro Fernando Mainardi.
L’anno successivo, nel 2003, grazie ancora una volta all’interessamento e all’aiuto di Piergino Scardigli, allora presidente della Camera di Commercio di La Spezia, il progetto ha potuto continuare. Da quel momento ad organizzare i concerti fu unicamente la Società dei Concerti di La Spezia, il cui vicepresidente vicario Ernesto Di Marino ha sempre creduto fortemente nel progetto di un Festival paganiniano. I tre spettacoli si svolsero sempre nel carrugio Paganini, molto suggestivo e autentico, ma logisticamente difficile da gestire. Nell’estate 2004, con l’appoggio del sindaco di allora, Gino De Mattei, che riuscì persino a convincere il parroco Don Otello a non far suonare le campane durante gli spettacoli, i tre concerti vennero spostati nella bellissima piazza del paese dove, ogni anno, continuano a svolgersi.
Dal 2005 il Festival Paganiniano di Carro, oltre a trovare nella società Isagro, sponsor principale, un amico in più, è diventato itinerante, portando i concerti in altri paesi della Val di Vara: Beverino, Bolano, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Maissana, Mattarana- Carrodano, Sesta Godano, Riccò del Golfo, Suvero- Rocchetta Vara, Porciorasco-Varese Ligure; al mare a Bonassola e in val di Magra ad Arcola, Nicola di Ortonovo, a Ponzano al Monte, a Santo Stefano Magra, ma anche a Levanto e a Vernazza. In questi “luoghi nuovi” il Festival ha trovato altri amici, molti dei quali oggi fanno parte dell’Associazione Amici del Festival Paganiniano di Carro, creata nel 2007 ed aperta, come declina lo Statuto, a tutti coloro che desiderino aiutare a promuovere il Festival e a valorizzare il territorio. Dalla prima edizione del Festival molte cose sono cambiate in Val di Vara. Si è rafforzata una cultura dell’accoglienza, sono nate nuove strutture e nuove economie.
Si sono restaurate vecchie case che rischiavano di essere abbandonate e andare distrutte. È ritornato ad essere prodotto e venduto anche un antico vino. Sono stati ripuliti vecchi sentieri e molti dei suoi paesini sono diventati una meta per chi desidera conoscere e gustare il sapore di rapporti sinceri. Dire che questo sia stato un risultato del Festival forse può sembrare azzardato. Sicuramente il Festival vi ha contribuito, a riprova di come la cultura – se mai ancora fosse necessaria una conferma – sia uno strumento straordinario non solo per creare sviluppo, ma per favorire nuovi incontri e attimi di felicità. Lo prova il successo di pubblico non solo del Festival, ma di tutte le manifestazioni culturali che il territorio propone in luoghi diversi. Per concludere non resta che affidarci, in vista delle prossime edizioni del Festival e delle future iniziative dell’Associazione, ai motti latini che meglio di qualsiasi altra spiegazione riescono ad esprimere quello che è stato, è e sarà il Festival Paganiniano di Carro: audacia nos ducat, comite fortuna. Che l’audacia ci conduca, se la fortuna vorrà esserci compagna.

Monica Amari Staglieno
Presidente Associazione Amici Festival Paganiniano di Carro